Vieni, c’è una casa nel bosco

Quando ero bambino e poi ragazzo, il ferragosto tradizionalmente era una festa familiare. Una famiglia viva e allegramente sgangherata, un rumoroso vociare in fiorentino, con liti, partite a carte, esplorazioni nel bosco e avventure di pesca a mani nude nel torrente, sfuggendo ai guardacaccia. Al centro di tutto c’era una casa allora già mezza diroccata, […]

Attì

Sei entrato nella nostra vita insieme agli anni Novanta. Rumoroso, pittoresco e sgrammaticato come un picaro all’arrembaggio di signore danzanti nei night di periferia. La sigaretta in bocca e quel tuo accento di siciliano mai completamente adattato alla compostezza di questa città ancora grigia. Troncavi le parole con accenti fantasiosi, come le grafiche delle tue […]

Chiamami ancora Maurizio

È difficile contenere mia madre in poche righe, perché era fatta in un modo tutto suo. Era irruente, non contava mai fino a dieci prima di parlare, non era capace di raccontare una bugia o di mantenere un segreto ed era la persona più impulsiva che abbia mai conosciuto. Io e Claudio dicevamo sempre che […]

10 anni di Jacopo

Quando tuo figlio compie 10 anni, la prima cosa che viene da fare è parlare di se stessi. Di come il tempo trascorso ci abbia cambiato, delle cose che avevamo (e che abbiamo perso) e di quelle che cercavamo (e che magari abbiamo poi trovato). Anche questo pezzo, per capirci, lo stavo iniziando proprio così. […]

Spettacolo continuato

Quando sta male una persona che amo, mi tornano in mente di lei i ricordi più strani. Di mia madre, questa mattina, mi è tornata in mente una sua bizzarra abitudine di quando da piccolo mi portava al cinema. Tutte le volte arrivavamo in ritardo, a film già iniziato, e non c’era verso che riuscissi […]

Matteo (Giovanni)

Così, eccoti qua, Matteo Giovanni. Matteo come volevano chiamarti i tuoi fratelli e la tua mamma. Giovanni (senza virgola, sia chiaro) come volevo chiamarti io, perché sono un romantico senza speranza e Giovanni era il nome di mio nonno, morto dieci anni fa e nato un secolo esatto prima di te.

Ah, la carta!

L’odore delle pagine, violate per la prima volta. Il loro fruscìo così familiare, quando le si sfoglia una dopo l’altra. Quella sensazione sulle dita, i polpastrelli che godono, mentre gli occhi, avidi, seguono lo scorrere dei caratteri sul bianco della carta. Riga dopo riga. Pagina dopo pagina. Ok, un libro vero è un’altra cosa. Altro […]

19 marzo.

Perché sono cresciuto con i dischi di Gaber e Battisti. Perché ora so distinguere un’opera d’arte da un misero tentativo. Senza leggere la firma. Per i suoi gatti e i suoi Pinocchi.