Fogli


Fogli. Chili di fogli. Tonnellate di fogli. Bianchi, scritti fitti, tracciati di appunti. Intestati, sottolineati, evidenziati. Fogli che spuntano dai cassetti, che ricordano vite passate, che sanno di buono, che fanno salire l’acido alla bocca dello stomaco. Fogli spiegazzati, ordinati, raccolti in dox, in buste di plastica, in cartelline di carta colorata.
Fogli che discolpano, conservati per sicurezza postuma. Fogli che accusano, occultati per salvezze improbabili. Fogli scoloriti, macchiati da tazze di caffè, ingialliti dal sole, ingrigiti dalla polvere. Fogli che scrocchiano fra le dita, che scivolano via, che perdono corpuscoli di sporco. Fogli che puzzano di burocrazia lontano un miglio, che ti hanno salvato la vita, che ti hanno messo spalle al muro.
Fogli che prendo con le mani, uno per uno o tutti insieme. Che sfoglio per essere sicuro di quel che faccio o che afferro senza nemmeno guardare. Fogli che lancio nel raccoglitore della carta straccia per garantire loro in altre forme quell’eternità che come documenti qualsiasi non avrebbero mai vissuto. Fogli che riporto alla luce e che butto via senza alcun senso di colpa. Che vedo inghiottiti da quella bocca gialla e famelica, quasi compiaciuta.
Fogli che affogano nell’oblio e che mi fanno sentire più leggero, mentre cancello 12 anni di vita in pochi minuti. Facendo spazio nei cassetti e sulla scrivania, liberando spazio vitale per altri fogli, che ancora non conosco ma di cui posso immaginare la forma e l’odore. Perché, in fondo, anche questa è la vita che va avanti. Che cambia e si rinnova, per iniziare una nuova fase. Risalendo dall’abisso verso la superficie. Una boccata ancora, prima di tornare sotto.

Vaìa

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