Caccia sì! Caccia no!


Il 3 giugno prossimo in Piemonte si vota un referendum in materia di caccia. Non per l’abolizione tout court della caccia, ma per la riduzione di alcuni dei privilegi di cui godono i cacciatori e per tutelare maggiormente la fauna con norme più restrittive. Come ad esempio la limitazione di specie cacciabili. Già da ora, però, sui social network e sui muri delle città sono iniziati ad apparire i primi appelli (ovviamente “contro la caccia” in senso lato, giusto per partire col piede sbagliato). Un fenomeno che immagino andrà aumentando esponenzialmente da qui a giugno, con inviti sempre più urlati e isterici. Tutto questo mi infastidisce e mi spinge, in modo del tutto incosciente lo so, a dire la mia.

Premessa. Sono favorevole a una limitazione e a una regolamentazione della caccia. Per cui il 3 giugno, preso atto del testo referendario, molto probabilmente andrò a votare. Sperando che così faccia il 50% più uno dei votanti, come per tutti i referendum. Detto questo, però, non posso che spezzare una lancia a favore dei cacciatori (quelli che rispettano le regole) e lanciare io un appello: occhio a non esagerare con la facile retorica animalista.
A parole, infatti, tutti sono contro la caccia, tranne forse figli e parenti dei cacciatori. Pratica inumane – si sente dire – condotta da cripto-assassini desiderosi di sfogare la loro violenza su poveri animali indifesi (famosa la vignetta di Vauro: “Se proprio vi piace sparare agli uccelli… sparate al vostro!”). Peccato però che ricerche recenti stimino in non più di 5 milioni gli italiani che hanno scelto di diventare vegetariani. 5 milioni su quasi 60 milioni di abitanti (anche togliendo i bambini il discorso non cambia).

Come dire: sono contro la caccia, ma non disdegno un bel filetto al pepe verde, nel caso. “Che c’entra?”, dirà scandalizzato l’animalista di Facebook. C’entra eccome. Perché io non vedo differenze fra prendere una doppietta e – con tutte le regole ferree del caso – sparare a un fagiano o a un cinghiale per poi mangiarselo e andare al supermercato a comprarsi una civilissima confezione di pollo allevato in batteria. Certo, sparare a un animale indifeso può sembrare un comportamento osceno. Ma almeno quell’animale, fino a quel momento, ha vissuto libero. Non accecato dalle lampade, ingozzato 24 ore al giorno per crescere prima martoriato in spazi angusti.

Coerenza, quindi. Siete contro la caccia? Siete DAVVERO contro la caccia? Allora dovreste essere vegetariani, poche storie. Così come se siete contrari al genocidio degli ermellini non dovete comprarvi una pelliccia e così via… Altrimenti rischiate di essere animalisti della domenica, oltre che ipocriti (che per me è pure peggio). Pronti a trattare da mostro chi fa il lavoro sporco in prima persona e ad accettare di buon grado un meccanismo perverso che eleva a sistema la trasformazione degli animali in prodotti industriali, da assemblare e uccidere al solo scopo di massimizzare i profitti offrendo carne – scadente – al maggior numero di persone. Il che, fra parentesi, è anche un attentato alla salute pubblica (ma anche questo è un altro discorso).

Io per esempio, da buon fiorentino, il migliore fagiano che abbia mai mangiato è stato quello da cui ho dovuto sputare i pallini, cacciato da mio zio sulle colline della Val di Sieve. E vi giuro che ancora oggi mi commuovo al ricordo e mi sento molto più a disagio quando vado a comprare il pollo o qualsiasi altro animale oggetto di allevamento e macellazione industriale. Tanto che sono anni ormai che, non volendo diventare del tutto vegetariano, compro e mangio meno carne, ma solo di ottima qualità. Spendo di più ok, ma ne mangio meno e vivo più sano (che detto da me è pure buffo), contribuendo a inquinare di meno questo povero mondo (se ancora non sapete il perché date una lettura a wikipedia, alla voce “allevamento intensivo”).

Senza contare che come mi hanno fatto notare alcuni amici cacciatori, la situazione è complessa, molto complessa. Per esempio, giusto per farne uno, la caccia a volte è anche una garanzia per la biodiversità, visto che permette di intervenire su specie che si stanno riproducendo troppo velocemente in un determinato habitat, danneggiando le altre specie.

Tutt’altra storia è quella della caccia sportiva, quella sì una pratica da assassini frustrati. Non accusatemi di volerli difendere, perché non è cosa. Non si può giustificare chi va in cerca di trofei viventi, come l’idiotissimo re di Spagna da poco fotografato davanti alla carcassa dell’elefante che aveva appena ammazzato. Potete inveire contro di loro anche mentre sgranocchiate costolette alla brace, tranquilli. Ma se l’oggetto dei vostri strali sono quelli che dal cinghiale traggono nutrimento per mesi (giuro che si fa), allora lasciate perdere. A meno che non siate davvero pronti a cibarvi solo di rucola ed hamburger di soia.

Il 3 giugno, insomma, votate quello che volete (nel dubbio, meglio un Sì). Ma nel frattempo, non parlate solo per slogan. Sono facili da urlare, ma di solito difficili da giustificare. Io poi non ci riesco proprio, che ci posso fare?

Vaìa

Commenti da Facebook:


6 thoughts on “Caccia sì! Caccia no!

  1. Da cacciatore non posso che essere felice di sapere che ci sono persone che, seppur di diverse vedute, hanno un approccio laico e razionale al problema, e di questo La ringrazio.
    Sul suo proposito di votare si, non cercherò di farLe cambiare idea…Le ricordo solo che la legge piemontese è GIA’ la più restrittiva in assoluto qui in Italia, sia come specie cacciabili, che come periodi di caccia, annichilirla come chiede il referendum (che esclude addirittura dai cacciabili volpi e corvi) equivarrebbe “tout court” a distruggere quel poco di biodiversità che ci è rimasta.
    Ricordiamo che il furore anticaccia porta come l’anno scorso ad ecatombi di 200 cinghiali lasciati poi marcire (ed abbattuti da volontari NON cacciatori)…pur di non farlo fare a noi che come ricorda Lei, ci avremmo mangiato per un anno.
    Con simpatia

  2. Salve Fabry, mi spiace ma non conosco nel dettaglio la attuale legge regionale sulla caccia. Quello che posso dirle, però, è che la proposta di eliminare dalle specie cacciabili volpi e corvi mi trova completamente favorevole, anche se per lei pare essere un netto peggioramento.
    Come avrà visto l’unica concessione che faccio alla caccia è lo scopo, per così dire, culinario. Ora, a meno che non ne sia all’oscuro (e le assicuro che da fiorentino nipote di cacciatori ho mangiato più o meno tutto quello che una volta respirava, insetti esclusi) non conosco ricette a base di volpe o corvo (nonostante il detto: “Mangiare pane e volpe”, a proposito di persone poco sveglie). Ma sarò ben lieto di essere smentito… (almeno ho qualcosa di nuovo da provare)
    Detto questo, a proposito del caso dei cinghiali che mi ha citato, non posso invece che essere d’accordo. Sono purtroppo le contraddizioni di una politica fatta per slogan, tanto a dx quanto a sx. Proprio quella che io sopporto meno, come avrà capito.
    A presto e grazie per la visita!

  3. Volpi e corvi, così come le nutrie, fanno parte di quella moltitudine di animali “opportunisti” altamente specializzati che stanno conoscendo una preoccupante esplosione demografica…se non controllati (in Svizzera, madre di tutti i parchi, stanno istituendo parchi dove si può cacciare, e un referendum anticaccia è appena stato respinto dalla popolazione…in Francia l’associazione nazionale dei cacciatori è stata inserita tra quelle a protezione della natura, per il suo importante ruolo di controllo e ripristino degli habitat…) porteranno ad una inevitabile scomparsa di molte altre specie, per competizione alimentare o predazione diretta (gazze e corvi attaccano nidi, nidiate e covate a terra e le volpi fanno strage di qualunque cosa ).
    Come cacciatore sono d’accordo con una caccia rigidamente regolamentata, io caccio beccacce (limite stagionale piemontese: 10 capi…altrove in Italia il limite è 40 o addirittura non c’è…), le caccio eticamente con cani che amo e che amano cacciare…la popolazione di beccacce svernante in europa è stimata attorno ai 15 milioni di individui…(tra l’altro non consumo praticamente carne che non sia di selvatici da me abbattuti), mi dica: che male faccio nel prelevare le mie 10 beccacce ALL’ANNO quando altri a 100 km ne prendono 40 e oltrefrontiera 400 in 4 giorni ??
    Perchè proprio io UNICO IN EUROPA, non potrò più farlo ??
    Va mai per boschi ???
    Spesso sono i nostri interventi a renderli vivi, fosse per gli animalisti da scrivania, sarebbero solo coacervi di rovi e spini sicuro rifugio per cinghiali, la loro visione della natura disneyana dove gli animaletti si amano e si rispettano e la natura (ormai da NOI tutti ANNIENTATA , coi nostri bravi telefonini, macchinette, consumatori di polli nati sullo scaffale di un supermercato) è sufficiente a rigenerare se stessa è molto lontana dalla realtà, mi creda. L’intervento preservatrice dell’uomo non si deve limitare all’abbandono, per creare parchi cattedrali nel deserto e forieri di poltrone, ma alla cosciente attività di ripristino e protezione VERA degli ambienti…se poi, preservando il capitale, ci godiamo un pò di “interessi”, non volendo rinnegare la nostra natura di animali anche predatori, e assumendoci la nostra responsabilità anche morale di un abbattimento di un animale di cui ci ciberemo, senza delegare ipocritamente ad altri torture inenarrabili di cui non vogliamo neppure sentir parlare, sempre che lo si faccia con moderazione e rispetto delle regole, io non ci vedo nulla di male…
    Suvvia, ci ripensi….parliamone davanti ad un bicchiere di barolo e 4 crostini di beccaccia….(scherzo, ovviamente)
    Con simpatia
    Fabrizio

  4. Ammetto che come per la TAV bisognerebbe avere spazio per un dibattito più serio e completo e non andare per slogan. Perché le sue osservazioni sono molto corrette e interessanti (direi quasi condivisibili). Soprattutto quelle legate alla popolazione animale e al suo impatto sull’ecosistema (quali specie controllare? e come?)
    Purtroppo oggi chi caccia è spesso automaticamente etichettato come un uomo crudele. Io non credo sia così, anzi. E credo che l’ipocrisia, come ho tentato di dire nel mio post, la faccia da padrona. Anche in molti animalisti da tastiera.
    Quanto all’allevamento intensivo non posso che darle ragione al 100%. Io stesso sto cercando (per rispettare di più l’ambiente e la mia salute) di non mangiarne più di un tot alla settimana e solo di ottima qualità. O cacciata, se la cacciassi. Per quel che mi riguarda la beccaccia la mangerei quindi molto volentieri, soprattutto se dovessi sputare i pallini (come per il fagiano di mio zio). Saluti!

  5. E’ comunque sempre piacevole confrontarsi con persone pacate, educate, informate e non coi molti talebani della natura, spesso inconsapevolmente indottrinati da chi sulla loro buona fede ci guadagna (e tanto).
    Il senso critico, ahimè, sta diventando merce rara.
    Chi di loro in questi giorni di freddo siderale si è preoccupato di foraggiare selvatici in difficoltà ?
    Chi ha sudato spalando tonnellate di neve per consentire ai medesimi selvatici di nutrirsi?
    Chi cerca accordi con gli agricoltori per preservare un minimo di siepi tra un campo e l’altro per fornire rifugio agli animali?
    Chi chiede da anni che gli sfalci non rasino al suolo le stoppie, ma le lascino alte 40 cm, per non macinare tutto ciò che su quei campi vive e prolifica ?
    La verità non è mai nè nera nè bianca…c’è solo un’infinita scala di grigi…
    e noi siamo il capro espiatorio con il quale giustificare (e distogliere l’attenzione) dai veri problemi della natura…antropizzazione, inquinamento,agricoltura intensiva…
    Mi permetto (prima di togliere il disturbo) di consigliarle un link molto istruttivo su come funzionano certe cose : http://www.pieroiannelli.com/?p=730
    Comunque l’invito per i crostini di beccaccia è sempre valido…
    Grazie per l’ospitalità e buone cose…ci si vede il 3 giugno…

    Fabrizio

  6. Il problema non è “la moltitudine di animali opportunisti che stanno conoscendo una esplosione demografica”, ma chi ha permesso questo.
    Nella mia zona ci sono parecchie nutrie, ma non ci sono arrivate da sole.
    Un tempo esistevano parecchi allevamenti di questa specie, aprezzata per la pelliccia; poi i costi di gestione sono lievitati tanto che gli allevatori hanno preferito “aprire le gabbie” per sbarazzarsi di questi animali, visto che i costi sarebbero stati di gran lunga inferiori che non a smantellare il tutto ufficialmente.
    (per non esserne colpevolizzati al tempo avevano imputato di ciò “i verdi”, da sempre contrari agli allevamenti intensivi e alle condizioni in cui venivano posti gli animali)

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