Io sto coi tassisti


Volete che lo dica? Ok, lo dico: “Io sto con i tassisti”.

Perché? Io sto con i tassisti perché è gente che ha pagato, e tanto, per avere un lavoro. Una licenza costa decine, se non centinaia di migliaia di euro. Soldi che quelle persone hanno speso di tasca loro, indebitandosi nella maggior parte dei casi. Vi pare logico che dall’oggi al domani si possa pensare di azzerare questi investimenti senza colpo ferire? Con quale diritto?

E’ molto bello pensare a come favorire la concorrenza e aumentare i diritti dei cittadini di avere servizi migliori e meno costosi. Sono il primo a volerlo. Meno bello, quando non proprio infame, pensare che tutto questo possa essere fatto sulla pelle di altri cittadini che, per esempio, perderebbero di colpo quella che per loro è pensione e liquidazione allo stesso tempo, ovvero la licenza. E’ come se a un’impresa che ha investito in macchinari si dicesse di punto in bianco: “spiacente, ma quei macchinari non potete più usarli, altrimenti la concorrenza ne risente”.

Qua non è questione di tutelare un gruppetto ristretto di persone, ma di garantire i diritti di tutti. Perché fino a prova contraria anche chi ha un taxi è cittadino italiano. Volete azzerare le licenze?  Ok, ma serve un indennizzo serio, una discussione seria, profonda, condivisa. Altrimenti non è stato di diritto, ma semplice prevaricazione. E i diretti interessati fanno bene a incazzarsi. Anche perché vedono lasciati tranquilli tanti altri monopoli più grandi e scandalosi. Come le ferrovie e le banche, per dirne un paio. Gente che il lavoro di sicuro non se l’è comprato a prezzo di mercato.

C’è un gran brutto tempo in Italia. Un tempo fatto di semplificazioni e facili odi da social network. E se ogni riflessione si riduce sempre alla solita contrapposizione fra “privilegiati” e cittadini normali, con tutto il qualunquismo becero che questo comporta, prepariamoci pure a tempi magrissimi.

Recuperiamo la lucidità e la capacità di analisi. Ci sono i privilegi e ci sono i diritti. Iniziamo a colpire i primi e tuteliamo i secondi, siano anche quelli di chi guida un taxi, di chi fa il giornalista anche senza essere un professionista o di chi salta qualche scontrino perché strangolato dagli studi di settore. Gli strumenti per capire la differenza ci sono, basti pensare a Cortina. Iniziamo a usarli una buona volta.

Vaìa

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12 thoughts on “Io sto coi tassisti

  1. Ti stai facendo prendere dal benaltrismo. Quello per cui “perché occuparsi dei miei privilegi, quando ce ne sono di ben altri peggiori!?”. E poi dal “poverinismo” italiano per cui i taxisti sono povera gente che ha comprato una licenza e questa ingiustizia a monte giustifica il perdurare di un privilegio. E i farmacisti hanno ereditato la farmacia del nonno, che l’ha costruita col sudore della sua fronte e allora tuteliamo i privilegi anticompetitivi delle farmacie (che fatturano TUTTE milioni di euro) e poi imponiamo alla collettività orari demenziali di apertura per tutelare il piccolo negoziante che ha aperto il suo negozietto col sudore della fronte, ecc.

    Ecco, il problema è la retorica. E l’ottica nazionale per cui non si fanno rivoluzioni, visto che spesso comportano lo spiegazzamento delle frange del tappeto di qualcuno.

    Ci sono troppi pochi taxi, sono troppo cari e non c’è concorrenza su quel mercato. Come fare? Propaghiamo in maniera perenne l’ingiustizia delle licenze? (che inizialmente furono regalate dallo Stato e che ora si vendono in barba alla legge). Oppure mettiamo un freno e, se proprio è il caso, rimborsiamo in qualche modo gli attuali titolari di licenza? (e solo quelli).

    Di fatto il taxista è un lavoro a cui si accede senza meriti o studi particolari: basta la patente. Con quel livello di preparazione lì si fanno lavori tipo l’operaio di base, il facchino, ecc. E si guadagnano le cifre che competono a una forza lavoro poco o nulla qualificata. E’ folle che un taxista guadagni più di me e te, “che abbiamo studiato tanto” e abbia pure una sorta di accantonamento monetario, sotto forma di licenza, che non perde valore nel tempo.

    Riequilibrare la società e ridistribuire in modo giusto e onesto (cioè rispondente al merito e non a vecchie ingiustizie fossilizzate nel sistema) significa far guadagnare di meno a chi non se lo merita e far guadagnare di più (e spendere di meno) a chi se lo merita, a chi ha studiato di più e sa fare di più, e soprattutto a chi dà di più, produce di più, eccetera. E, incredibilmente, è pure una cosa di sinistra. Anche se comporta cose antipatiche, tipo dire a un taxista che non può più portarsi a casa 3000 euro al mese, ma solo 1500. E’ molto più di quanto guadagna un taxista assunto da un’azienda (che fa lo stesso lavoro).

    Come diceva il compagno Lenin, “ogni rivoluzione ha bisogno dei suoi boia”. Ed è ora che si mettano al lavoro!
    [lo portano via]

    1. Contrairement à ce que vous dite Marx avait déjà anticipé la surexploitation des ressources de la terre, il avait également anticipé la mondialisation, relisez le, vous veq&rz.Cresruo;est justement ce qui fait la force de son analyse!

  2. Caro Enrico, io non dico, come avrai letto, di perpetrare storture in base a “benaltrismo” o “poverinismo”. Dico di tutelare dei diritti. Quindi alla fine la pensiamo uguale: “Mettiamo un freno – ti leggo testuale – e, se proprio è il caso, rimborsiamo in qualche modo gli attuali titolari di licenza (e solo quelli)”. Ok, ci sto.

    Il focus del mio post era un altro. Ovvero che in Italia c’è un clima di caccia alle streghe e di bianco/nero che non mi piace affatto in questo periodo. Sia perché al bianco/nero preferisco di gran lunga altri colori (come sai bene), sia perché la realtà di questo paese è dannatamente contorta e non si può tagliare con l’accetta, ma solo districare con pazienza, buon senso e molto dialogo.

    Detto questo mi piacerebbe partire comunque da storture più grosse. Come Trenitalia o il settore bancario-assicurativo. Le farmacie e i taxi saranno pure da migliorare, ma non sono il problema principale del paese, non diciamo minchiate.

    Tu mi parli, così mi pare, dei negozianti e dei piccoli bottegai che fanno fatica ad adeguarsi ad orari allargati come di vittime predestinare nella luminosa strada del progresso e delle liberalizzazioni. A che titolo andiamo a ledere il loro diritto di sopravvivere (perché di questo si tratta, te lo dico da figlio di piccolo bottegaio che si è reinventato mille volte per sopravvivere) per tutelare il diritto di altri di fare spesa alle 11 di sera o la domenica?

    E’ così importante per voi sentirvi “ammericani”? Farvi la permanente il giovedì a mezzanotte e la spesa il lunedì alle 5 di mattina? Qual è questa collettività di cui parli? Quanti sono? Cosa fanno? Perché debbono contare di più?
    Ci sono già i centri commerciali che ti offrono orari elastici ed allargati. Ogni giorno, festivi compresi, ce n’è sempre qualcuno aperto, col suo corredo di supermercati e negozi. E infatti sono i principali responsabili della scomparsa di milioni di negozi e negozietti in tutta Italia.

    Ha senso proseguire su questa strada? E’ una domanda. Io francamente non sono certo come te della risposta.

  3. Ok sulla tutela dei diritti di tutti ma senza andare a difendere l’indifendibile. Mi spiego: nessuno ha costretto il tassista a comprare le licenza a prezzi allucinanti. Dunque possiamo considerare il tassita come un qualsiasi cittadino che ha fatto un investimento a lunga scadenza, magari di tipo diverso (azioni, bot, case, piani assicurativi). Se alla fine dei giochi vado in perdita nessuno mi risarcisce. Ho sbagliato la valutazione dell’affare e pago. Perche’ la collettivita’ deve farsi carico e subire le conseguenze di libere scelte individuali (scriteriate secondo me) come quella di un tassista che paga la licenza 100/200.000 euro? :)

  4. Paolo, se passa questo principio siamo tutti a rischio. Mettiamo che domani qualcuno “liberalizzi” il settore editoriale medico (uno a caso). E che chi ci lavora vada a gambe all’aria. Non è una conseguenza del libero mercato o di una cattiva gestione per cui chi sbaglia paga. E’ la conseguenza di una scelta politica calata dall’alto. E’ ben diverso.

    Qui non “sbagli la valutazione dell’affare e paghi”. Qui da un giorno all’altro ti cambiano le regole del gioco (dopo che per anni te le hanno avallate) e paghi. Se passa questo principio siamo tutti potenzialmente a rischio. Non solo i tassisti. Io almeno la vedo così.

  5. Il problema è che stiamo difendendo un diritto che non esiste. Non esiste il diritto dei casellanti di fare il casellante, se purtroppo per loro qualcuno ha inventato il casello automatico che dà il resto da solo. Cambiano mestiere e si adeguano.

    Altrimenti con questa logica avremmo impedito la diffusione delle automobili al signor Ford per tutelare l’industria delle carrozze a cavallo.

    E’ progresso? Sì, in parte. Soprattutto è mercato. Ed è logica. Perché i negozi sono stupidamente aperti nelle ore in cui la gente normale lavora. E seguono orari che andavano bene negli anni quaranta.

    E sì, per me è libertà e miglioramento della qualità della vita potermi fare la permanente (al torace, che è l’unico posto dove ho peluria sufficiente) a mezzanotte perché c’è qualche parrucchiere che decide liberamente (parola chiave) di stare aperto by night a suo rischio/opportunità.

    E sì, cambiare comporta rischi. E comporta il fatto che chi non si rinnova, chi fa attività obsolete, chi non investe, ecc. rischia (non è certo: rischia, ripeto) il fallimento. E ci sta.
    Una società più giusta è quella in cui è contemplato anche il fallimento, perché ci sono gli elementi per ripartire. E chi sbaglia paga.
    E il negozietto di cose alimentari industriali vendute carissime e non competitivo con altri, chiude. A meno che innovi, che – grazie alle liberalizzazioni – si metta a fare panini caldi a ora di pranzo a prezzi bassi invece che vendere pancarrè e prosciutto preconfezionato.

    Con la pretesa di salvare tutti, anche chi ha fatto scelte sbagliate, perdenti o chi sta scontando l’obsolescenza di scelte una volta giuste, stiamo finendo nella merda tutti.

    Non possiamo salvare tutti, ma possiamo dare a tutti la chance di rialzarsi una volta caduti, favorendo la creatività sul lavoro e l’intraprendenza. Ti hanno chiuso l’alimentari che avevi aperto sotto casa nel 1952? Vai a fare il taxista indipendente (tanto non serve più la licenza), creati una tua clientela (magari metti il wifi libero sulla macchina, offri da bere o chissà cosa ti inventi) e vedi se riesci a investire sulle tue qualità e non su rendite di posizione.

    Anzi, fossi Monti farei una sola legge: “salvo che nel calcio, sono da oggi abolite le rendite di posizione di qualsiasi genere”. :)
    Quindi armiamoci di coraggio e osiamo, cazzo, per una volta.

  6. Maurizio, i tassisti si sono fregati con le mani loro creando un mercato fuori dalle regole e dal buon senso. Non sono loro che hanno il controllo sulle licenze. Quindi sanno benissimo che prima o poi nuove l’inevitabile (per loro) accadra': l’immissione di nuove licenze da parte dello stato/comune, per ovvie ragioni di adeguamento alle necessita’ della collettivita’, a prezzi “stracciati”. Non c’e’ “una scelta politica calata dall’alto” che stravolge le regole del gioco e quindi puzzona e deprecabile: le regole ci sono sempre state, ma una parte ha giocato d’azzardo e vedendo la mal parata adesso piange e strepita.

  7. “Perché i negozi sono stupidamente aperti nelle ore in cui la gente normale lavora”. Sarà, ma già sta distinzione fra gente normale che lavora vs gli altri che stupidamente lavorano pure loro mi sta sulle balle…

    Se per voi essere di sinistra significa mettere a rischio fallimento intere categorie (il negozio che non può competere perché dentro c’è una sola persona che NON può assumerne altre per coprire più turni, il tassista che perde di botto gli investimenti fatti, etc) in nome del mercato, del diritto a permanentarsi il pube a mezzanotte e di un ipotetico paese nuovo in cui chi cade poi può rialzarsi… Beh, allora capisco perché il PD ormai non faccia più tanto presa su di me…

    Ma sicuramente quando andremo tutti in tassì a fare la spesa alle tre di notte, perché normalmente lavoriamo, ci sentiremo tanto newyorkesi. ;-)

  8. Maurizio, non c’è niente di male a riconoscere che sei conservatore. Hai difetti peggiori, tipo ascoltare Vasco, non ne faremo certo un dramma :).

    Purtroppo in questo paese strano l’antimodernismo è il fattore motivante di una certa sinistra ferma al Novecento. Ma è tutto rimescolato, perché poi capita che a Milano il sindaco vicino a quella sinistra vendoliana e incrostata faccia la cosa più coraggiosa dell’anno (l’AreaC) fottendosene dei poverinismi di chi abita in centro e deve pagare 5 euro per accedere al garage di casa, dei negozianti che lamentano mancati guadagni già prima che la proposta sia in atto e così via. E trasforma completamente – roba da non crederci, lo dico da persona che lavora in piena areaC – il centro di Milano da un caos a un’oasi di silenzio.

  9. In effetti, far pagare il passaggio ai residenti dell’area C (anche solo i 2 euro oltre i 40 accessi gratis)… è discutibile. Ma se c’entra l’ambiente sono molto più ferreo e posso pure starci.

    Quanto ai commercianti sempre stato fautore, per esempio, delle aree pedonali. A discapito di ogni protesta di settore. Sempre per motivi ambientali.

    Ma tanto lo sai che si nasce incendiari e si muore pompieri (e fan di Vasco… :-D)

  10. Mi intrometto, per un appunto…
    Se è giusto liberalizzare le licenze dei tassisti, portare alla fame i camionisti… diamo ragione a chi ora sta pensando di eliminare la cassaintegrazione, eliminare l’articolo 18…
    A sto punto eliminiamo tutti gli albi professionali di gente che quadagna ben più di un tassista e ci costano ben più di una corsa. Se ne faccio una da mezz’ora notturna ed extraurbana non arriverò mai a pagare quello che in 15 minuti mi chiede un medico specialista, un avvocato, un notaio (e qua parliamone che sono solo dinastie..), ecc.. e di
    Se il taxi è troppo caro… prendo un altro mezzo pubblico… e non saranno certamente i tassisti liberi a salvare l’Italia..
    Se devo prendere un treno o salgo su Trenitalia o sto a casa.. Arenaways fallì in quanto l’Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari del Ministero delle Infrastrutture affermò l’inammissibilità della concorrenza nei confronti di Ferrovie dello Stato per i collegamenti regionali e, di fatto, costrinse Arenaways a cancellare le fermate intermedie tra Torino e Milano.. E ora stiamo a discutere sulle licenze di tanti tassisti… Mah
    Poi è ingrato sminuire i tassiti perchè qualcuno pensa che non siano gente colta… Il Trota e tanti come lui prendono 10.000 (e “qualcosina” di più) eppure dirigono una Nazione eppure non hanno la testa nemmeno per guidare un triciclo..
    I Casellanti spariscono e cambiano mestiere perchè qualcuno ha deciso che era più economico così.. le macchine i computer hanno sostituito e migliorato il lavoro dell’uomo a discapito dei posti di lavoro, ma è stato il progresso ed il mercato a stabilire che succedesse, non una scelta politica.
    Quoto Maurizio, cominciamo dalle Lobbies e dai ricchi… Ma comprendo gli altri punti di vista.
    Finché non ci toccano personalmente và tutto bene.. Io farei esattamente ciò che fanno se fossi nei panni di un tassista, di un cammionista, di un Trota e se fossi il nano pelato farei di peggio..

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