Gli occhiali


occhiali

Una persona muore e rimane intatto il suo odore. Nelle sue stanze. Nei cassetti. Sui vestiti che ha indossato e lasciato dentro l’armadio, una sera. Perché mica lo sapeva che non li avrebbe più messi. E’ buffo, l’odore. Non lo vedi, non ci pensi mai. Ma poi è lui quello che resta addosso alle cose che tocchiamo e che scatena i ricordi più vivi.

Sia come sia, sono contento di aver preso la tua maglia l’altro giorno. Quella vecchia felpa blu col cappuccio che ti ho regalato una decina di compleanni fa. Ho aperto il tuo guardaroba e l’ho afferrata, dopo aver toccato i tuoi abiti e le tue camice, affondandoci il viso dentro. E’ stato un trucco da quattro soldi, lo ammetto. Ma è servito a ingannare un po’ la tua assenza. A buttare un po’ di terra dentro la voragine che si è aperta nel mio petto da due mesi a questa parte.

Ho fatto tutto in fretta, come mi capita da quando sei andato via. Ho scoperto di avere una resistenza molto limitata. Non riesco a fermarmi a casa tua o nel tuo negozio più di una mezzora. Quei luoghi che ho tanto amato adesso mi fanno sentire a disagio. Mi aggiro senza riuscire a posarmi da nessuna parte, come un uccello spaventato dagli spari dei cacciatori. Mi muovo in piccoli cerchi, provo a fermarmi, e subito un ricordo mi spinge via. Solo che non ho più un nido in cui rifugiarmi.

Mi sento fuori posto. Quasi in colpa. Io, tuo figlio, ridotto al rango di un intruso che entra in quella che era la tua vita per sbirciarci dentro. Ma ne avevo bisogno, sono certo che capirai. Ne avevo bisogno per tenere viva la memoria e sentirti ancora qua con me. Lo avevo già fatto, subito dopo il funerale, con i tuoi occhiali da sole. Li ho afferrati chiedendone il permesso con un sussurro fra i denti. Perché avevo bisogno di te, di sentire addosso qualcosa di tuo che non fosse il ricordo di una fronte fredda.

Mi sono sempre piaciuti da impazzire quei tuoi occhiali così seri, dalla montatura marrone e dalle lenti affumicate. Quante volte ho provato a farmeli regalare, senza successo. Adesso, quando li indosso, mi sento bene, anche se sono un po’ troppo stretti per il mio viso e mi lasciano un solco profondo sul naso. Li inforco e me ne vado in giro tutto contento. Mi sento bello come te. Spero perfino che tu possa vederci attraverso un po’ di quel che osservo io. E godo di questa inutile e romantica sensazione.

Vaìa

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