Il gabbiano (ipotetico)

Gli era accaduto mille altre volte di seguire senza opporre resistenza il filo tenue di un ricordo, fino a perdere completamente la cognizione del tempo e dello spazio. Completamente imbambolato. Adesso era lì in bagno e se non fosse stato per il fatto di vedersi all’improvviso allo specchio con la schiuma da barba in viso, la lametta in mano e l’acqua calda che scrosciava nel lavandino di sicuro ci avrebbe messo un po’ per ritornare in sé e ricordarsi cosa stesse facendo.

Era uno dei motivi per cui seminava sempre tutto per casa, le chiavi, gli occhiali, il telefonino. Pensava ad altro e si muoveva come un automa, lasciando le cose in giro. Bastava un odore, un rumore, una sensazione di gioia o di fastidio per far iniziare a viaggiare la sua mente. Una volta stava rimettendo a posto i documenti della sua vita burocratica: fatture, bollette, ricevute. Il profumo dolciastro di una busta di plastica lo fece letteralmente volare via per ritrovarsi bambino.

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Merveilleuse!

Nella mia galleria d’arte, ieri, è entrata una donna di mezza età. Una vestita bene, raffinata. Con un cagnolino al guinzaglio. Io del cane non dico niente, anche se i cani io li odio, ché ti lasciano zampate ovunque o, nella migliore delle ipotesi, un mare di pelo. Comunque sia, io a questa signora del cane non dico niente. Non le dico niente in generale. Me ne sto fermo e zitto alla mia scrivania in vetro e acciaio e la osservo da dietro gli occhiali senza montatura, come un gufo che punta la preda.
Lei gironzola per la stanza, tirandosi dietro il suo quadrupede formato mignon, infagottato in un orrendo cappottino scozzese rosso e verde. Fuori pioviggina e le sue insulse zampette lasciano una scia di orme sul pavimento bianco appena pulito, mentre il cane la imita scodinzolando e aumentando il mio disappunto. Io la osservo, quella bestia insulsa, ma non dico niente. Non una parola.

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Lontano, lontano nel tempo

Dal portone alle scale ci sono solo pochi gradini. Li percorro a due a due, lanciando una rapida occhiata allo sportellino in legno che da bambino aprivo e richiudevo per gioco, ogni volta che entravo nel palazzo. La balaustra è in metallo bianco, leggermente ingiallito dagli anni, con il passamano in legno chiaro.  Mi basta fare pochi scalini e alzare il viso verso l’alto per vedere la sagoma familiare e rassicurante di mio nonno, che mi aspetta dondolando leggermente sul pianerottolo del secondo piano, le braccia conserte appoggiate alla ringhiera.
“Maurizio!?”, mi grida ogni volta, come se fosse stupito di vedermi. Io accelero, salto i gradini in un attimo, supero il primo piano, quello della famosa signora Corsini, e corro felice verso di lui, perché sono a casa e ho voglia di immergermi in quella bolla fatta di calore e protezione. Lo abbraccio tutto, il mio gigante diventato sempre più piccino, poi entro in casa. Dalla porta scorgo mia nonna, la generalessa delle cucine, che sta finendo di preparare i suoi manicaretti di benvenuto. La afferro tirandola su e come ogni volta lei mi stringe tanto forte da farmi male, sprofondandomi la faccia nel petto.

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Nonnominareilnomedidioinvano

Quando il dolore inizia a farti da compagno quotidiano, giuro… le cose assumono tutto un altro aspetto. Non parlo del dolore sentimentale, della tristezza, della fatica di vivere che tutti più o meno intensamente possiamo aver conosciuto. Parlo proprio del dolore fisico. Del tuo corpo che inizia a stridere, contorcersi, ribellarsi. Delle tue ossa che ti dolgono per la spossatezza. Delle tue vene che sembrano pompare un liquido caldo, vischioso. Delle tue articolazioni, cartilagini, dischi che cedono, si assottigliano, iniziano ad arrendersi. Del tuo stomaco, o quel che è, che non regge più di un brodino caldo senza infuriarsi come una bestia, nemmeno l’avessi nutrito fino a oggi solo a margaritas e peperoncino.

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O’ miracolo (polacco e non)!

In questi giorni mi sono casualmente imbattuto sui media nella beatificazione di un papa polacco (immagino ne avrete sentito parlare anche voi). Bene, tutta questa storia mi ha fatto tornare in mente un banale esercizio di logica che avevo fatto qualche annetto fa. Quando ero un giovanotto pieno di speranze e decisamente di sinistra (due cose che con gli anni sono parecchio appassite).

Mi riferisco alla storia dei miracoli. Non di un miracolo in particolare, ma proprio del concetto stesso di “miracolo”. Voglio dire, la questione per me è molto semplice. Se il miracolo è la testimonianza dell’esistenza e dell’amore di Dio, allora a mio giudizio si tratta di un Dio molto egoista e pressapochista nelle sue manifestazioni di affetto.

Basta fare un rapido ragionamento probabilistico. Per sua stessa definizione un miracolo è qualcosa di estremamente raro, tanto è vero che il termine viene usato anche per avvenimenti molto terra terra, come una vincita al superenalotto o una vittoria sportiva inattesa (tipo la qualificazione in Champions della Juventus di Del Neri). E per carità, lasciamo stare le manifestazioni folkloristiche fatte di sangue che si scioglie e madonnine che lacrimano, ok?

Mi piacerebbe che qualcuno di quelli che hanno davvero la fede (si veda qualche post più giù per capire la declinazione gommawebbiana del termine) mi spiegasse perché mai dovremmo adorare un Dio che interviene assolutamente a casaccio, senza tenere conto di valutazioni etiche (chi viene miracolato se lo merita?) o anche solo anagrafiche (perché miracolare una donna di mezza età e non un bambino?). Dov’è la pietà di questo Dio? Dov’è il suo amore?

Capisco che la fede non si possa comprendere con la logica. Ma c’è un limite a tutto. Non sarebbe più confortante credere nell’esistenza di un Dio che semplicemente se ne lava le mani e ci lascia condurre le nostre vite senza interferire minimamente? Non sarebbe più “giusto”? D’altra parte il libero arbitrio è già una grandissima giustificazione per tutte le storture del mondo. Perché introdurre un concetto antidemocratico come il miracolo?

Ok, ok… Sono pensieri contorti di chi in una sera di primavera ha evidentemente troppo tempo libero. Ma quando sento raccontare che il miracolo di Wojtyla è stato quello di far guarire una suora quarantenne dal Parkinson (con tutto l’effetto per la categorie delle suore quarantenni gravemente ammalate), ecco… mi viene uno strano solletico alle mani. Non ce la faccio a non farmi domande. Perché lei? Perché in quel momento e in quel modo? Perché non una delle milioni di persone che sono morte più o meno ingiustamente nel frattempo in tutto il mondo? O qualcuna di quelle che Pinochet ha fatto sparire negli anni in cui era al potere mentre Karol lo andava a salutare?

Vi prego, però, non venite a raccontarmi che le vie del Signore sono infinite. Non a me. Perché va bene tutto, ma a questo punto conviene davvero credere nel destino, in Giove o negli alieni, che in quanto a “giustizia” e “trasparenza amministrativa” siamo più o meno sullo stesso piano. Oppure fare come faccio io, andare avanti senza sperare in miracoli, se non in quelli che posso compiere da solo.

Senza contare che a me, con ‘ste cose che scrivo, non me lo farebbero mai nemmeno i Venusiani, o’ miracolo!

Vaìa

Dr Lapalisse

Uno dice il pubblico, si sa, è inefficiente. Un altro che le liste di attesa in sanità (sempre pubblica) sono scandalose…

Ma se per una lastra o aspetti un mese (con la mutua) o passi domattina alle 8 (pagando) vuol dire che la soluzione è molto semplice e sotto gli occhi di tutti: basterebbe usare gli slot scandalosamente vuoti delle liste di attesa “private” per decongestionare quelle pubbliche. Che ci vuole?

Visto che è così per tutto, dalle radiografie alle tac dalle operazioni ai trapianti, la soluzione, oltre a essere logica e veloce, sarebbe anche UNIVERSALE! E chi diavolo potrebbe recriminare? Credo che un S.S.N. funzionante e rapido sia un vantaggio per tutti, anche per quelli che hanno soldi per comprarsi l’intero ospedale e farsi gli esami quando cazzo vogliono.

Insomma, se uno è imbottigliato nel traffico, mentre la corsia di fianco sfreccia veloce… che fa? Cambia corsia, no? E no. In questo caso no. Perché per cambiare corsia ci voglio soldi. E finché son pochi lo puoi anche fare e cercare di sbrigarti, ma quando non ti bastan più devi solo sperare di avere un semplice mal di schiena e non altro. Decisamente poco democratico…

Vaìa

ps
Non temete, questi attacchi violenti di comunismo e ingenuità sono al momento in regressione. Li avrei anche già debellati del tutto, ma mi hanno fissato la visita dallo specialista soltanto a settembre 2018. Dovrò pazientare ancora un po’…

Ma che sorpresa!

Ma come, qualcuno ci credeva davvero? Davvero qualcuno pensava che il governo potesse aver cambiato idea sul nucleare perché si era reso conto che fosse potenzialmente pericoloso per la nostra vita e il nostro futuro?

Davvero qualcuno era così ingenuo da pensare che il dietrofront, la cosiddetta “moratoria”, fosse causata da un improvviso attacco di interesse per il bene comune?

Che l’unico orizzonte di questa gente fosse il proprio personale interesse era chiaro ormai anche ai sassi. Cosa cambia vederlo in diretta? Cosa cambia sentirselo dire dal vivo?

Personalmente nulla. Ci ero già arrivato da solo, prima, e mi stupisco di tutto questo polverone…

D’altra parte ogni giorno ne parte una. Prima volavamo sulla Libia, ma senza bombardare. Sperando di far paura a Gheddafi facendo le boccacce dall’abitacolo dei Tornado. Adesso, zitti zitti e come se niente fosse, abbiamo inziato a buttar giù bombe, ma – attenzione! – non contro i civili. Ancora un po’ e faremo secchi tutti quelli che si muovono, tanto da lassù che vuoi distinguere.

E del testamento biologico? Vorrete mica stupirvi anche di quello. Era solo questione di tempo prima che ci vaticanizzassimo ancora un po’ di più, con buona pace di chi pensa che la morte – almeno quella – sia qualcosa su cui si abbia il diritto di avere l’ultima parola.

Tutto scontato. Tutto prevedibile. Date le premesse, si tratta soltanto di logiche conseguenze. Mentre l’opposizione distingue, precisa, verifica. Quando non concorda

Con gente così è già difficile trovare la forza di indignarsi ogni volta. Vorremo mica perdere tempo anche a sorprenderci?

Vaìa

Parlar di tutto (per non parlar del Capo)

Ora, c’è questa bella pubblicità Ikea, che come tutte le pubblicità Ikea è semplice, intelligente e va dritta al punto. Ci sono due uomini di spalle, mano nella mano, che vanno presumibilmente a comprar mobili svedesi a basso costo e facili da montare.

In un paese qualsiasi, specie andando verso il nord (civilizzato) dell’Europa, una pubblicità del genere verrebbe apprezzata, ma neanche più di tanto. La si osserverebbe divertiti, ma forse non più di come si osserverebbe divertiti una pubblicità ben fatta di sugo di pomodoro o, che so, di un dentifricio. Perché fortunatamente almeno nel nord (civilizzato) dell’Europa le coppie gay sono qualcosa di familiare.

Da noi no. Da noi una pubblicità del genere per 10 persone che la guardano ne trovi almeno 4 o 5 (pessimista?) che si soprendono e che storcono il naso. E una che dice una minchiata. Come ad esempio che Ikea entra “a gamba tesa contro la nostra costituzione”, secondo cui la famiglia è quella classica fondata sul matrimonio (art. 29, n.d.r.). E uno dice: vabbè è chiaramente una vaccata. E invece no, perché salta fuori che a dirlo è uno che di mestiere fa il sottosegretario alla famiglia. Coso, lì… il Giovanardi.

Ora, quello che mi fa più incazzare non è Giovanardi, che è quello che è e che di uscite simili ne ha già fatte storicamente tante. Mi fa incazzare che di fronte a una “boutanade” come questa i media accendano il megafono e alè… la ritrasmettano a tutto volume. C’era on line oggi, c’era nei telegiornali, ci sarà domani su carta, eccetera, eccetera, eccetera.

Mi fa incazzare non solo perché va bene la libertà di opinione, ma evidenziare una roba del genere significa darle importanza, scatenare un dibattito intorno al nulla di un pensiero ozioso e insignificante partorito da una mente chiaramente disturbata. Ma soprattutto perché questa uscita fa parte della strategia del polverone che i “fidati” mettono in piedi ogni volta ci sia da distogliere l’attenzione dai crimini che si commettono ai piani alti.

Così per un attimo tutti noi smettiamo di pensare ai processi, ai bunga bunga, alla prostitute minorenni, alle voragini istituzionali che stanno inghiottendo ogni regola di civile convivenza in questo paese, e ci dedichiamo a disquisire se Ikea davvero possa aver “attaccato” la nostra costituzione. Ikea dico! Che al massimo può essere colpevole di aver provocato bestemmie nei montatori di Billy della domenica.

Io faccio questo mestiere da anni. Lo so che una idiozia del genere è una notizia… Ma per pietà, stacchiamo la spina del megafono. Non ci prestiamo più. Pensate che meraviglia sarebbe se Giovanardone nostro, dopo aver sparato una simile fesseria, non la vedesse comparire da nessuna parte. Nessuna agenzia, niente articoli on line, niente servizi in tv… Niente. Silenzio. Buio. Nessun commmento, nessun dibattito.

L’Italia sembrerebbe perfino un paese più maturo e civile, non dico come la Svezia, ma almeno come il Botswana, che so… E i due uomini del manifesto non diventerebbero la solita caricatura di famiglia “anormale” da attaccare per far parlare d’altro. Resterebbero quello che sono: una famiglia di persone che si amano e che costruiscono insieme qualcosa di bello e duraturo.

Basterebbe togliere l’audio ai Giovanardi. Ma cazzo! Ne varrà la pena?

Vaìa