Il popolo preferisce Barabba. Però…


Nanni Moretti in "Ecce Bombo"Ok. Abbiamo scherzato. Ce la siamo presa. Abbiamo criticato. Ci siamo incazzati e indignati. Ci siamo sentiti soli e abbiamo pensato tutti, almeno una volta, a quanta distanza ci fosse fra la politica e la gente. E noi.

Va tutto bene. Ma qua si respira un’aria che non mi piace per nulla. Domenica e lunedì si vota. E allora è bene – Santiddio, se lo è! – fermarsi cinque minuti e ricordarsi anche che non è vero che sono tutti uguali. Rossi e neri non sono tutti uguali e non rubano tutti alla stessa maniera (che poi è solo un modo per farci stare chiusi dentro casa quando viene la sera, lo sanno tutti).

“Noi” non siamo come “loro”. Abbiamo i nostri difetti, siamo criticabili per mille motivi, siamo elitari e al tempo stesso abbiamo paura di non sembrare mai abbastanza moderati, quando invece moderati e rigidi e ingessati lo siamo da una vita. Meritiamo caterve di critiche, ma – Santiddio! – non siamo uguali a loro. E fanculo se sembro retorico!

Chi lo dice lo fa per intorbidire le acque, per confondere, per cavalcare l’onda popolare, che non è mai una bella onda, perché è fatta di slogan e non di riflessioni. Perché cerca facili rimedi a problemi complessi. E perché spesso, troppo spesso in questo Paese, sfocia nel fascismo o nel berlusconismo (che ne è poi solo la versione burina e telegenica).

No, dico. Dobbiamo ripeterlo?

Ci sono quelli che rubavano da un ventennio e che si sparavano viagra misto a coca nel naso prima di buttarsi fra troioni senza senso, in una porno-replica fatta male degli ultimi giorni di Pompei. Il che non sarebbe neanche un male, se per farlo non avessero tolto risorse economiche e vitali al resto del Paese. Provate a contare le condanne e i processi che stanno da quella parte e confrontatele con quelle di qualsiasi altro schieramento. Fatto? E avete ancora dubbi?

Ci sono quelli che hanno predicato l’austerity e la moralità. Che si sono presentati da professori super partes, moderni Cincinnato pronti a lasciare esaurito il compito. E che invece adesso vanno in giro a mendicare voti come un politicante qualsiasi, cagnolino in braccio e nipotini davanti al caminetto. Accompagnandosi ai peggio politicanti di mestiere degli ultimi 30 anni, come democristiani qualsiasi.

Ci sono quelli che hanno inventato stati in cui non avrei mai voluto vivere, che col tricolore ci si son puliti il culo orgogliosamente cianciando di indipendenza, mentre erano solo intenti a foraggiare cerchi magici ben avvinghiati alle poltrone del potere che pubblicamente deprecavano.

Ci sono quelli che butterebbero tutto a mare e che forse – purtroppo – avranno anche i voti per farlo. Ma non saranno in grado di farlo, perché temo non abbiano la professionalità nemmeno per governare un condominio, figuriamoci l’Italia. Perché un conto è sbraitare in piazza, un conto muoversi fra le sfumature e fra i compromessi per cercare di portare a casa il possibile, che è poi l’essenza della politica. Ne abbiamo già avuti altri che sbraitavano. A me son bastati.

Poi ci siamo noi. Per certi aspetti i meno peggio, lo ammetto. Non certo il meglio in assoluto. Non certo una coalizione senza macchia, senza dubbi o fratture. Persone che hanno perso l’occasione di rinnovarsi davvero, ma che comunque – è bene ripeterlo Santiddio! – NON sono mai stato nemmeno lontanamente paragonabili a quelli che hanno provocato lo sfascio di cui adesso paghiamo il conto.
Gente a tratti irritante e a tratti ingenua. Ma che nel loro complesso, fra i mille distinguo, fra le distinzioni di principio, fra le tante mancanze di coraggio, può avere davvero la voglia e l’esperienza per rimettere in piedi, almeno un po’, la baracca.

Lo so anche io che non basta. Anche io vorrei di più. Chissà, forse un giorno diventeremo davvero un Paese civile, dove tutti avranno il diritto di vivere, lavorare e amare  al meglio delle loro possibilità e desideri. Ma quell’Italia è ancora molto lontana. Non ci arriveremo con gli slogan e non ci arriveremo con le promesse da imbonitori. Non ci arriveremo con gli insulti e nemmeno seguendo solo la bussola dello spread. Magari non ci arriveremo mai, ma di sicuro se vogliamo avere qualche possibilità di farlo, allora non possiamo che (ri)partire da qui, dalla politica fatta con mestiere (perché non c’è niente di male in questo, anche se ce lo vogliono far credere) e decentemente.

Per cui domenica, come sempre di prima mattina, andrò al seggio, prenderò la mia matita copiativa e metterò il segno dove ritengo giusto che stia. E dove spero riterranno giusto che stia anche la maggioranza degli italiani. Forse perderò, come spesso è accaduto. O forse no, non so. Sarò ingenuo… Ma mi piace pensare che a forza di tentativi il popolo un giorno la smetterà di scegliere Barabba. Sarebbe anche ora.

Vaìa

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One thought on “Il popolo preferisce Barabba. Però…

  1. il popolo vota Barabba (il partigiano)….solo quando dall’altra parte c’è qualcuno che si proclama “figlio di Dio”(colui a cui è dovuto per attribuzione divina)….e visto che di gente che si proclama migliore in quanto tale…ne è pieno il mondo …il popolo continuerà a votare Barabba per l’eternità…..c’è una terza via? Penso di si ma credo che abbia come anticamerà l’umiltà.

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