Rivoglio la mia palla di stracci


Force Commander. Il micronauta magnetico (1977)

A quanto pare se si rubano i mobili virtuali dell’Habbo Hotel si finisce in galera. Se si fanno foto a una ragazzina schiacciata da un autobus e le si mette in rete, invece, si va dal sociologo.

Io non ci capisco più nulla. Giuro. E mi sento sempre più vecchio e fuori dal mondo. Un po’ come mio nonno, quando guardava i robot magnetici con cui mi baloccavo da bambino, scuotendo la testa.

«A me per divertirmi bastava una palla di stracci», diceva. Quanto aveva ragione.

Vaìa

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9 thoughts on “Rivoglio la mia palla di stracci

  1. Una volta bastava una palla di stracci perché non c’era altro…
    Oggi fin da bambini si ha di tutto e di più, e ovviamente più si ha e più si vuole, e alla fine (bla bla bla) si arriva a questa generazione di idioti che abbiamo davanti agli occhi. :-(

    Ah, il robot della foto ce l’avevo anch’io (ma le calamite dopo un paio di settimane non tenevano già più, sigh…)! :-D

  2. Guarda, avendo due figli sono parecchio preoccupato. Uno cerca di insegnargli le cose al meglio (non si fotografano amici morti, non si picchiano gli indifesi, non si tifa Juve…) e poi quelli escono e si trovano di fronte un mondo che gli dice spesso l’opposto. E dio sa se mi ricordo le minchiate che ho fatto per essere accettato anche io in certi contesti. Mah…

  3. in realtà a parte tutto è quello il brutto… come fai quando il mondo esterno fa passare un messaggio opposto a quello che cerchi di passare tu? Questo preoccupa molto anche me: eliminare TV e giornali da casa? Un po’ drastico (anche se avevo alcuni compagni di scuola in questa situazione). Non lasciarli mai soli in compagnia dei media (anche internet ovviamente)? Mi sembra giusto, ma è sempre fattibile? Mah… grandissima inquietudine.

  4. Guarda. Io sono uno di quelli che non criminalizza la tecnologia o il web in quanto tali. Anzi!

    Il problema è che la società è quel che è. I modelli che veicola sono sempre peggio, basta guardare la tv dieci minuti… È questa, insieme alla potenza tecnologica e comunicativa di cui dispone ognuno di noi, la natura del problema.

    Ma per quanto mi ci applichi non capisco chi viene prima in fatto di responsabilità: se la crisi di valori o le risorse tecnologiche che ognuno di noi può usare dire la sua (spesso a sproposito).

    In pratica: è la crisi della società e dei suoi valori che produce l’uso distorto della tecnologia o è la tencologia, capace di dare a ognuno un incredibile potere espressivo, che causa il degenerarsi della società (più posso dire = più minchiate dico = più non trovo limiti a ciò che posso dire).

    Non dico che siamo ai livelli del “viene prima l’uovo o la gallina” ma siamo là…

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